Proprio ora che è più fragile è il momento giusto per costruire un’Europa “Epic”


Foto di Mike Meeks su Unsplash
l'intervento
Non solo un progetto per l’audiovisivo, ma una piattaforma che possa mettere in comune – in modo gratuito, con sottotitoli in tutte le lingue dell’Unione – contenuti dei singoli paesi membri. Per stimolare non solo curiosità e comprensione reciproca, ma anche stupore, meraviglia ed entusiasmo
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Ho vissuto per la prima volta sulla mia pelle la grandezza dell’Unione europea quando ho varcato la frontiera per andare in Francia senza dover mostrare il passaporto. Ero una giovane madre fiduciosa per il futuro delle proprie figlie. Al di là dei vantaggi pratici dell’area Schengen, era il valore simbolico a colpirmi, a entusiasmarmi: senza più frontiere si apriva l’orizzonte, ero all’estero ma ero comunque a casa mia.
Oggi, di fronte ai tentativi di destabilizzare l’Unione europea – l’ultimo episodio è la Romania – è forte la tentazione di chiudersi. Ma la migliore risposta è quella di far rivivere l’epica del progetto europeo nella narrazione che facciamo del nostro percorso comune. Il meraviglioso monologo di Roberto Benigni sulla Rai il mese scorso, ci ha ricordato che l’Unione europea è anche narrazione, racconto, poesia. Ha messo in evidenza il ruolo di primo piano che i media audiovisivi possono avere nella costruzione di un’identità europea come inveramento e completamento dell’identità nazionale. Tuttavia, non possiamo portare avanti questa narrazione seguendo semplicemente una logica di singoli eventi: serve una programmazione seria e di lungo termine che coinvolga tutti i paesi europei, una sorta di “Schengen audiovisivo”. Come realizzarlo?
In ambito audiovisivo, le coproduzioni sono uno strumento di integrazione formidabile, oltre a essere uno stimolo fortissimo all’export dei singoli paesi, anche se oggi sono minacciate dai dazi paventati da Trump. Ma non basta. Ciò che manca davvero all’Unione europea è una piattaforma transnazionale audiovisiva, che potremmo chiamare “Epic -European Platform for Integrated Content”. Una piattaforma che possa mettere in comune – in modo gratuito, con sottotitoli in tutte le lingue dell’Unione – contenuti dei singoli paesi membri per stimolare, anche grazie alla facilità di accesso, non soltanto curiosità e comprensione reciproca, ma anche stupore, meraviglia ed entusiasmo: le stesse emozioni che ho provato tanti anni fa nell’arrivare in un altro paese europeo per la prima volta senza mostrare i documenti.
Può sembrare un’idea azzardata, troppo grande e costosa per essere realizzata. Non è così. I costi di creazione e gestione sono piuttosto contenuti, tanto più che i singoli Public Broadcaster – ma anche i privati – metterebbero in comune prodotti già realizzati e di cui dispongono i diritti, nonché tutte le produzioni live. Questo non vuol dire che non si possa prevedere eventualmente anche un sistema “premium” a pagamento, per contenuti aggiuntivi, o altre forme di finanziamento attraverso la pubblicità.
L’obiettivo sarebbe quello di condividere con tutti gli europei la propria cultura audiovisiva, dall’intrattenimento live ai documentari, distribuendo anche prodotti capaci di raccontare l’epica dell’Unione europea, proprio come il monologo di Benigni. Immaginate quanto potrebbe essere formativo, oltreché piacevole, poter vedere un programma live spagnolo di cucina, o un quiz tedesco, seguire un programma culturale francese o godersi un documentario di current affairs svedese o un tg estone! Sono soprattutto i programmi di approfondimento ad avere un ulteriore valore aggiunto. Come sappiamo, rispetto alle tv pubbliche e generaliste, le piattaforme di video on demand hanno un pubblico decisamente più giovane che si informa attraverso i social, dove l’informazione spesso è tossica e manipolata. Al contrario, quella prodotta dai broadcaster segue quasi sempre delle precise regole deontologiche. Le piattaforme che conosciamo, alle quali siamo abbonati, da Netflix a Disney a Prime, propongono solo show: l’approfondimento e l’informazione sono totalmente esclusi.
In questo ragionamento un posto speciale va riservato per l’Ucraina. In tempi recenti, nessuna questione ha risvegliato di più l’epica dei valori europei come la lotta degli ucraini per la democrazia e per la libertà. La ricostruzione dell’Ucraina dovrà passare necessariamente anche dalla cultura. A tal proposito è molto incoraggiante vedere come sia già stato previsto un primo bando europeo per lo sviluppo e la produzione di opere audiovisive coinvolgendo i colleghi ucraini. Non può che essere un primo passo.
A luglio si terrà a Roma la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, organizzata dal nostro paese insieme a Kyiv. Sarebbe bello utilizzare quell’occasione altamente simbolica non soltanto per ribadire l’importanza della collaborazione – anche in ambito audiovisivo – nella ricostruzione del paese; ma anche per lanciare “Epic” e mettere a sistema le piattaforme nazionali già esistenti. Così come è necessaria una vera Difesa comune, è altrettanto necessario investire nella cultura per costruire insieme un immaginario condiviso.
Facciamola grande, quest’Europa.
Simona Ercolani ceo e direttrice creativa Stand by me
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